Ipotesi “divieto di spot” mentre
calano raccolta e investimenti.
(G. Moncada, Totoguida Scommesse)
Resta da capire quale sia la causa e quale l’effetto. Ma si corre il rischio di non distinguere più il gioco legale da quello illecito. Molti politici vorrebbero proibirla del tutto ma, nel frattempo, la pubblicità sul gioco d’azzardo in Italia sta calando da sola: nel 2013 sono stati spesi 105 milioni, ovvero il 20,4% in meno rispetto al 2012, avvicinandosi agli stessi livelli del 2011.
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I Monopoli difendano il settore.
(di Graham Wood, da Totoguida Scommesse)
Due settimane fa scrivevo dell'ignoranza dei politici relativa al settore del gioco, citando il caso delle multe applicate sugli operatori delle slot. Non immaginavo di avere l'opportunità di scrivere un pezzo riguardo a sviluppi ancora più assurdi, ma ciò che è successo in Parlamento recentemente è senza paragone.
Non si sa bene cosa si intende esattamente per "moratoria", la parola utilizzata nella mozione votata dai senatori contro il gioco d'azzardo online e terrestre. Tutte le concessioni per gestire il network delle macchine da gioco - slot e VLT - sono già state assegnate, ed anche poco tempo fa, per un periodo di 10 anni. Non è possibile per un operatore chiedere una licenza addizionale, e nemmeno si può invocare il permesso di aggiungere un numero maggiore di macchine alla rete. Per il gioco online la situazione è simile. Non è possibile chiedere una licenza perché la finestra per attivare la procedura di acquisizione di una licenza è già scaduta da circa due anni.
Quindi, secondo la definizione nel mio dizionario, il concetto di una moratoria implica "la cessazione temporanea di un'attività", cioè niente più slot e VLT e niente più gioco online. Tutte attività legali organizzate da operatori leciti con una concessione statale.
Nel mio articolo precedente ho posto la domanda: "Si può chiedere in futuro un po' di equilibro e oggettività da parte di chi non è molto amico del settore?". Mi sembra che la risposta sia chiaramente negativa.
Vietare il gioco d'azzardo non è una cosa facile perché, per la grande maggioranza della popolazione, si tratta di un divertimento. è possibile ridurre e controllare il consumo di qualcosa di divertente - il fumo e l'alcol sono ugualmente divertenti ed hanno gli stessi elementi di rischio e di possibile dipendenza - ma annunciare il divieto immediato è qualcosa di assurdo. Di nuovo l'azione dei senatori rivela un'ignoranza da far paura, ed una mancanza di rigore nel lavoro. Prima di prendere decisioni che avrebbero un impatto sulla vita di milioni di persone, riducendo le entrate per lo Stato di miliardi di euro, non sarebbe il caso di effettuare un po' di ricerche sul tema?
Prendere alla leggera una decisione del genere non può risolvere i problemi reali che esistono. Il numero di slot in Italia è molto superiore al livello di altri paesi (anche nel Regno Unito dove ora c'è una campagna simile contro le VLT nei betting shop), ma è lo Stato stesso che ha venduto il diritto di coprire il Paese con mezzo milione di macchine da gioco. Lo Stato italiano ha creato il problema, ed ora se la prende con le aziende che hanno pagato caro per avere il diritto di operare nel settore.
Ma non c'è nessuno capace di dire "basta"? Occorre una campagna di educazione, non per il pubblico, ma per i politici. è raro che mi trovi d'accordo con Maurizio Ughi ma ha ragione quando dice che tocca ad Aams assumere il ruolo di difensore del settore. Ancora più importante, Aams deve dedicare le stesse energie che ha utilizzato per educare il pubblico per spiegare a sindaci e politici tutte le tipologie e come funziona il business del betting. Altrimenti ci troveremo nel caos da cui solo la malavita trarrebbe benefici.
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