Politica: "All'indomani del voto il quadro
appare ancora incerto, come previsto".
(La Redazione di Gioconews.it - Scritto da Alessio Crisantemi)
Senza un governo eletto e con tante incertezze. Soprattutto per il gioco pubblico. Una cosa è certa. Il voto del 4 marzo cambia la storia politica italiana degli ultimi anni. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, da ex leader si rivelano i grandi sconfitti, mentre dall’altra parte trionfa il Movimento 5 Stelle.
"Esultando insieme a Matteo Salvini, che raccoglie una cifra del tutto inedita per il suo partito. Ecco quindi che il sistema politico del nostro paese cambia decisamente i propri connotati, con il voto degli italiani che stravolge completamente gli equilibri degli ultimi anni: e i partiti tradizionali che finiscono in una crisi totale, in favore di quelli ritenuti “anti-sistema”. E alla faccia delle larghe-intese, che in molti continuavano a ritenere la soluzione governativa anche per il prossimo futuro. Invece, no. L'Italia che esce dalle urne è spaccata in due: con i grillini che sfondano al Sud, e il centrodestra (a matrice fortemente leghista) al Nord. E con il Pd ai minimi storici. Così, se ci saranno delle intese, non saranno certo le stesse dell'ultima legislatura. Anzi, il Partito Democratico, che ha avuto la presidenza del Consiglio dei ministri fino ad oggi, si prepara ad una legislatura di opposizione.", .
Ma adesso, che cosa succede? E' la domanda che ci si pone già dalle prime proiezioni post-voto. Ed è proprio quello che si chiedono gli addetti ai lavori del gioco pubblico, preoccupati più che altro per il proprio futuro e per quello delle imprese del gioco, tenendo conto della posizione dichiaratamente proibizionista del 5 Stelle rispetto al gioco, che diventa ancora più preoccupante rispetto all'ipotesi di un'alleanza con la Lega, visto che anche lo stesso Salvini si è più volte espresso conto il settore e, in particolare, contro le slot che “rovinano-gli-italiani”. Ma è ancora presto per parlare di alleanze visto che, stando ai numeri, è evidente che un governo non c’è, con nessuna delle forze politiche che ha raggiunto la soglia del 40 percento considerata il traguardo per una maggioranza assoluta alle Camere. A Montecitorio la soglia per la maggioranza assoluta è di 316 seggi, 235 dei quali andranno al Movimento 5 Stelle, il primo partito per distacco, a cui mancano però 81 seggi per una autosufficienza governativa. Mentre al centro-destra, considerata l'intera coalizione, ne mancherebbero comunque 64 e anche in questo caso per governare servirebbe un supporto delle altre formazioni politiche. Mentre il Partito democratico è completamente fuori gioco. Idem al Senato dove la soglia dei 158 seggi non è stata raggiunta da nessuna forza politica con i 5 Stelle che si fermano a quota 114 seggi e a 134 il centrodestra, il quale dovrebbe trovare 24 seggi per avere un sostegno al governo dalla Camera alta. La parola spetta quindi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale potrebbe conferire un incarico esplorativo o un pieno mandato a un presidente del Consiglio, e se l’incaricato scioglie la riserva, poi potrà presentare la lista dei ministri al Colle. Ancora però c'è qualche giorno di tempo per decidere. Prima di tutto ci sono le varie formalità da sbrigare con i nuovi eletti alle Camere che iniziano ad iscriversi tra l'8 e il 9 marzo. E con la prima seduta delle nuove Camere fissata al 23 marzo, quando ci sarà l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Soltanto alla fine del mese, dunque, si entrerà nel vivo, con la formazione di un eventuale nuovo governo, quando le consultazioni al Quirinale che daranno il via all’iter per la nascita del nuovo esecutivo. Stando ai numeri, comunque, sarebbe possibile un governo M5S-Pd, ma ad oggi è da ritenere praticamente impossibile. Mentre sembrerebbe quasi più “naturale” un’alleanza tra le forze anti-sistema: M5s e Lega, che insieme avrebbero i numeri per la maggioranza assoluta. E c'è già chi parla di un altro governo di “unità nazionale”: ossia un governo di scopo con tutte le forze politiche sedute a Palazzo Chigi. Una soluzione che sarebbe al momento quella più accettabile anche per la filiera del gioco: anche se appare davvero difficile da percorrere, stando alla realtà politica e al risultato elettorale, che risulta chiaramente anti-sistema. Quindi, almeno in teoria, quanto di più lontano dall'unità nazionale, che nel gergo grillino e salviniano si è sempre tradotta in “inciucio”. Ma oltre ad essere anti-sistema, le due forze rimangono comunque anche dichiaratamente anti-gioco. Almeno in teoria. Forse la Lega meno apertamente e in maniera meno diretta, visto che le parole – come sempre tranchant – del suo leader, sono state comunque spesso accompagnate da posizioni più moderate da parte di altri esponenti del Carroccio. In ogni caso, a guidare la partita (e la Nazione), in caso di alleanza 5 Stelle – Lega, sarebbero i grillini: e la loro visione sul gioco non lascia alcune interpretazione. Certo è che per qualunque governo non sarebbe facile rinunciare ai 10 miliardi annuali di entrate dirette provenienti dai giochi e, soprattutto, nella sfida centrale di aumentare l'occupazione in Italia, nessuno si potrebbe permettere di mettere per strada circa 100mila persone, che sono gli attuali addetti dell'intera filiera del gioco pubblico. Neanche potendo contare sul presunto reddito di cittadinanza che rappresenta il cavallo di battaglia dei grillini. E' quindi evidente che qualunque ipotesi abolizionista nei confronti del gioco dovrebbe prevedere un'alternativa e, quindi, una exit strategy, che possa consentire la conversione delle attuali imprese del gioco e delle attività ad essere legate e il reinserimento lavorativo di tutti gli operatori del settore. Cosa non certo facile, per un governo. Ma del resto, anche tutti gli altri punti dei programmi elettorali non sembravano certo facilmente percorribili, per non dire attuabili. Dallo stesso reddito di cittadinanza del 5 stelle alla flat-tax sbandierata da Salvini. O all'uscita dall'euro, proposta da entrambi, almeno fino a un certo punto. Insomma, nulla è chiaro, per ora. Né per i giochi, né per il paese. Nell'auspicio generale che sia la politica, prima di tutto, a smettere di giocare. Nel frattempo, sul prossimo governo, si accettano scommesse".